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Il tempo

Il tempo metereologico rappresentò un vero e proprio incubo per gli alleati. All’inizio del giugno 1944, numerose depressioni provocarono precipitazioni frequenti su tutta l’Europa occidentale, accompagnate da venti molto violenti: in pratica quanto di peggio in vista di una operazione della complessità di Overlord. Un fronte freddo, unito alla depressione incentrata sul Nord della Scozia, attraversò infatti la Francia il 5 giugno, giorno inizialmente previsto per gli sbarchi.

A causa del maltempo, il capitano Stag, a capo del servizio meterologico dell’operazione Overlord, convinse Eisenhower a rimandare l’avvio degli sbarchi. Il via all’operazione Overlord venne quindi posticipato di 24 ore e l’ordine definitivo fu dato da Eisenhover solo dopo le previsioni di leggero miglioramento per il giorno 6. Da un certo punto di vista il cattivo tempo giocò, almeno in parte, a favore degli alleati perché i tedeschi, viste le impervie condizioni atmosferiche, abbassarono la guardia: l’assenza di Rommel, recatosi in Germania, e di molti dei principali comandanti tedeschi, impegnati in una sessione di “giochi di guerra” a Rennes contribuì non poco a seminare il caos tra i difensori nelle prime ore del D-Day.

Ma non si devono comunque sottovalutare le conseguenze che le condizioni metereologiche appena accettabili (e comunque molto al di sotto dei minimi previsti) del D-Day ebbero sulle operazioni di sbarco. Basti pensare alle folte nubi in cui si imbatterono gli aerei che trasportavano gli aviotrasportati americani appena prima di giungere di vista della costa; alle correnti di marea che provocarono la deriva di quasi tutti i mezzi da sbarco su Omaha Beach, generando il caos e il ritardo dei rangers alla Pointe du Hoc; all’affondamento di gran parte dei carri Shermann DD su Omaha e, in genere, alle enormi difficoltà dei soldati costretti a sferrare un attacco frontale dopo essere stati in preda al mare mosso sui piccoli mezzi da sbarco.

Le complesse operazioni aereo-navali e terrestri del D-Day comportavano delle particolari condizioni metereologiche.
Le condizioni ideali comportavano:

Una notte di luna (per garantire una buona visibilità alle truppe aviotrasportate lanciate durante la notte).
Una tardivo sorgere della luna (per facilitare l’avvicnarsi degli aerei da trasporto duante il buio).
Il sorgere del sole in coincidenza con la bassa marea.
Venti leggeri e poche nuvole per tutto la giornata e per alcuni giorni successivi.

Le condizioni considerate minime per peter lanciare l’attacco prevedevano:

Non oltre un giorno prima e quattro dopo la luna piena.
Tempo tranquillo epr tutto il D-Day e per i tre giorni successivi.
Mare non oltre forza 3 a riva e a forza 4 al largo.
Copertura di nuvole non superiore al 30% sotto gli 8.000 piedi.
Nuvole sopra i 3.00 piedi.
Visibilità superiore a 3 miglia.

Nella realtà, Eisenhower fu costretto al lanciare l’attacco in condizioni decisamente inferiori a quelle minime previste: un ulteriore rinvio, oltre quello dal 5 al 6 giugno, avrebbe comportato oltre un mese di attesa perché si verificassero di nuovo le condizioni relative a marea, luna e sorgere del sole e questo avrebbe comportato gravi problemi in termini dis egretezza delle operazioni e una riduzione del tempo per svolgere la successiva campagna in Europa prima dell’arrivo dell’inverno.